Contorno sfizioso che i ristoratori triestini servono con i loro caratteristici gulasch, stinchi e bolliti di maiale, le patate in tecia a Trieste e dintorni sono un’istituzione più che un piatto popolare, inconfondibili per l’appetitosa crosticina bruciacchiata che le contraddistingue.
Le patate vanno bollite in acqua non salata, sbucciate, tagliate a pezzi, versate in una padella di cipolla soffritta con olio o strutto o ancora lardo, assieme a pancetta o cubetti di prosciutto cotto.
A questo punto la cottura può essere accompagnata da burro o solo da alcune cucchiaiate di brodo vegetale o di carne. Per arricchirne il sapore si può versare anche un po’ di vino bianco.
Le patate vanno salate, pepate e mescolate prestando però attenzione a non schiacciarle troppo: le patate in tecia non sarebbero un purè!

La particolarità sta nel fatto che devono bruciacchiarsi sul fondo della pentola facendo attenzione che non si attacchino troppo: in meno di un quarto d’ora le patate dovrebbe aver formato la tipica crosticina e quindi risultare pronte per essere servite ancora calde.
Tradizione vorrebbe che poi la padella, che una volta non era antiaderente e si anneriva, non venisse lavata per non perdere la magia della crosticina.