In Campania sono chiamati anche “friarelli” e perciò non vanno confusi con i broccoli friarielli.
I friggitelli sono peperoncini verdi caratterizzati da forma oblunga, dimensioni a metà tra un peperone e un peperoncino, sapore dolce e bassa piccantezza. Vanno raccolti quando sono lunghi tra i 5 e gli 8 cm, senza aspettare che cambino colore. Come tutti i peperoni, i friggitelli sono ricchi di vitamina C, vitamine del gruppo B, preziosi sali minerali come magnesio, potassio, ferro, fosforo e calcio. Sono particolarmente apprezzati per la loro alta digeribilità. Vantano notevoli capacità antiossidanti, che li rendono preziosi alleati nella lotta ai radicali liberi responsabili dell’invecchiamento delle cellule. I friggitelli svolgono un ruolo importante nella funzionalità epatica favorendo positivamente l’eliminazione delle tossine. L’utilizzo di questo ortaggio contribuisce alla produzione di succo gastrico e stimola la digestione, contribuendo alla completa assimilazione delle sostanze benefiche per l’organismo.
I semi si piantano in primavera in ambiente protetto, impiegano molto tempo per germinare e i germogli richiedono calore, luce e fertilizzante liquido di forza media. Le piantine vanno quindi trasferite su un terreno ben esposto al sole e messe a dimora a circa mezzo metro l’una dall’altra.
Tra la semina e la raccolta occorrono tra i 70 e gli 80 giorni. Si coltivano anche in altre regioni, in particolare in Toscana, e in Grecia con il nome di Golden Greek.

I friggitelli possono essere cucinati in diversi modi: in umido, ripieni, aggiunti alla composta, mangiati con la frutta fresca, nelle insalate o come ripieno di panini. Si consumano anche crudi, in salamoia o assieme ai pomodorini come condimento della pasta.
Nella cucina del Sud – in particolare in Campania, Abruzzo e Puglia – vengono spesso saltati interi in padella con olio e aglio (e a piacere anche peperoncino) a fuoco molto basso per una decina di minuti fino ad appassire ( o eventualmente aggiungendo un goccio d’acqua se rischiano di bruciarsi). Vengono salati e sono pronti da mangiare. Il nomignolo dialettale di “friarelli” deriva appunto dal fatto che si fanno fritti, e in Campania vengono chiamati anche “puparuoli friarelli”.
In alternativa si possono fare al forno, disposti su una teglia, conditi con olio e aglio e infornati per una ventina di minuti a 200°.