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Cachi

Pianta originaria della Cina e diffusa anche in Italia, il suo frutto è delizioso e benefico. Parliamo del caco, conosciuto anche come “mela d’Oriente” e “albero delle sette virtù”.

Da noi è arrivato solo verso la fine dell’Ottocento risultando subito apprezzatissimo. Il frutto del caco è ricco di zuccheri e quindi poco raccomandato alle persone diabetiche, mentre è un utile energizzante di chi pratica attività fisica, contiene potassio, che favorisce la diuresi, ha potere lassativo, è antinfiammatorio e antiossidante perché contiene beta-carotene.

Per non disperderne i benefici, va mangiato crudo con il cucchiaino, preferibilmente a colazione.

La pianta produce i frutti in autunno e la raccolta può andare da novembre a dicembre.

I cachi possono essere presi dai rami quando sono maturi, ma è preferibile staccarli quando sono ancora acerbi per prevenire i tanti problemi nei quali possono incorrere questi frutti delicati.

Appena sono maturi infatti possono diventare facile bersaglio di agenti atmosferici, moscerini e uccelli. Il grado di maturazione risulta chiaro già alla vista, oltre che al tatto: il caco ben maturo infatti è arancione e molle, mentre quello raccolto non ancora maturo è giallo e duro. In quest’ultimo caso si raccomanda di teneri i frutti in una cassetta nella quale non siano in contatto tra loro. Per favorire la maturazione di quelli acerbi si possono affiancare delle mele perché rilasciano etilene, un gas che velocizza la respirazione delle cellule.

Chiudiamo con una curiosità: tra i primi estimatori italiani del caco possiamo annoverare Giuseppe Verdi, che pare abbia assaggiato il frutto per la prima volta a Parigi rimanendone entusiasta. A testimonianza della passione del Maestro di Busseto per i cachi c’è anche una lettera di ringraziamento dello stesso Verdi, datata 21 marzo 1888 e diretta alla Ingegnoli, la ditta che per prima aveva importato i cachi dall’Oriente e ne aveva inviati al celebre compositore. Verdi ne fu a tal punto conquistato da coltivarne alcune piante nella sua proprietà di Sant’Agata.